Paesaggio di torri e castelli
La Valtellina può essere senz’altro considerata terra di castelli. La loro ubicazione nel paesaggio è sempre felice: dovendo “dominare”, queste strutture si ergono in posizioni eminenti, costituendo ancor oggi un elemento notevole per il fascino storico e artistico dell’ambiente. In alcuni casi i castelli si configurano come villaggi recintati o case fortificate, fortemente legati agli aspetti della vita rurale. In altri contesti, invece, furono veri e propri centri di potere di famiglie e istituzioni (come il vescovo di Como) e talvolta divennero raffinate residenze signorili.
CASTELLO DELL’ACQUA – Il castello ritrovato
Il complesso castellano di Castello dell’Acqua, collocato in un sito dal notevole valore paesaggistico, doveva essere, un tempo, il centro propulsore del paese, tanto da conferire il nome all’abitato. Erroneamente oggi si ritiene che l’unica parte superstite di questo bene sia la torre, ancora ben visibile. In realtà il sito del castello è in gran parte da riscoprire: gli scavi archeologici realizzati negli anni passati e i recenti rilievi fanno intuire la complessità di una struttura castellana che si estende ben oltre la torre. Il sito del castello si presenta come un’area dove paesaggio ambientale e dimensione antropica configurano un contesto con un’eccezionale potenzialità per le indagini interdisciplinari. Per questo il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Bergamo, nell’ambito del progetto Radici, hanno intrapreso un percorso di ricerca che intrecci lo studio delle fonti storiche con indagini architettoniche e nuove tecnologie. L’antico castello, che ha inscritto in sé la storia di questa comunità e ne definisce lo spazio intorno al quale, nei secoli, si costruirono relazioni sociali, economiche, politiche, istituzionali ed architettoniche, è dunque protagonista di un percorso di riqualificazione, riappropriazione e valorizzazione.
CASPOGGIO – Il castello di Caspoggio: emblema d’identità comunitaria
Il castello medievale, collocato in posizione strategica sull’importante via di comunicazione che controllava la Valmalenco, è un bene ancora tutto da riscoprire, per quanto sia le evidenze archeologiche sia le attestazioni storiche ne facciano già da ora riconoscere il valore. Nell’ambito del progetto sono state avviate attività di ricerca storica, archeologica e architettonica che vedono coinvolta in prima linea l’Università degli studi di Bergamo, al fine di rendere possibile un’approfondita lettura di questo bene. Nell’autunno 2020 sono stati effettuati i rilievi archeologici del sito da parte dell’Università di Bergamo. Il progetto di riscoperta del sito, avviato da “Radici”, prosegue ora, tra campagne di scavo e di ricerca, con l’Università e il Comune di Sondrio – Museo Valtellinese di Storia e Arte.
POGGIRIDENTI – Alla torre dei da Pendolasco: capolavoro d’arte e di letteratura
La Torre, di origine medievale, nel Rinascimento, divenne una pregevole residenza signorile, analogamente a palazzo Besta di Teglio e a Castello Masegra di Sondrio. Al suo interno, recenti interventi di restauro hanno portato alla luce due camerae pictae di particolare interesse storico-artistico. Nell’ambito del progetto le Radici di una identità è stata riqualificata anche l’area intorno alla Torre, che offre un suggestivo affaccio sulla valle. Il fine ultimo dell’azione è quello di rendere fruibili a tutti i preziosi dipinti della Torre e di coinvolgere cittadini, turisti e imprenditoria locale per riappropriarsi insieme del valore identitario di questo bene emblematico.
La Torre, eretta nel tardo Trecento dalla famiglia Da Pendolasco, passò a metà del XVI secolo ai Sermondi, che la resero residenza signorile, promuovendone l’abbellimento con affreschi interni. La trasformazione degli edifici fortificati in dimore residenziali e l’arricchimento attraverso la commissione di dipinti che richiamino i modelli classici è, nei primi del Cinquecento, un’esigenza di affermazione del prestigio politico e sociale delle famiglie valtellinesi eminenti. Nel fregio gli amorini si intrecciano ad elementi zoomorfi e fitomorfi, con un evidente richiamo ai modelli dell’arte classica. Oltre alle figure delle cariatidi, che emergono sulle pareti laterali, la Torre custodisce preziosi affreschi cinquecenteschi ispirati ai più grandi capolavori della letteratura medioevale. Questo aspetto apre una nuova finestra sui rapporti tra arte e letteratura nel rinascimento valtellinese.