Il progetto «Le radici di una identità» varca i confini internazionali e approda ad Harvard, la prestigiosa Università americana. La notizia è stata divulgata ufficialmente durante una conferenza online che si è tenuta mercoledì pomeriggio alla presenza di tutte le persone coinvolte nell’ iniziativa destinata a entrare a far parte della storia della nostra provincia.
A fare gli onori di casa è stato il presidente della Comunità Montana di Sondrio nonché presidente di Uncem Lombardia Tiziano Maffezzini che ha esordito: «E’ con grande emozione e soddisfazione che possiamo annunciare questa collaborazione eccezionale, unica nella storia della Valle, che mette il mandamento di Sondrio sotto i riflettori del mondo accademico internazionale».
L’interessamento della prestigiosa università americana per il progetto «Le radici di una identità» attesta la qualità e la solidità del lavoro fin qui svolto e apre prospettive per le ricerche future.
«Il nostro progetto era partito con grande ambizione e nel tempo abbiamo coinvolto 19 Comuni, 4 associazioni e 4 Università – ha spiegato Maffezzini – ma mai avremmo pensato di approdare ad Harvard e di questo siamo davvero orgogliosi».
Grazie proprio all’Università degli Studi di Bergamo, ente partner, Radici ha portato la Valtellina in un progetto internazionale e interdisciplinare di altissimo livello scientifico, condotto dall’Università di Harvard e dedicato alla cultura materiale del Medioevo: Dalme – Documentary Archeology in Late Medieval Europe.
Uno dei valori fondamentali di Radici, d’altronde, è proprio la costruzione di reti, la capacità di mettere a sistema istituzioni, progetti, competenze e risorse con l’obiettivo di ampliare il potenziale delle attività svolte nella mission comune della conoscenza e della valorizzazione delle fonti identitarie più antiche.
Come ha sottolineato Rita Pezzola, Cancelliere dell’Istituto Lombardo Accademia di scienze e lettere e coordinatore scientifico di progetto, «essere interlocutori su questi tavoli implica il riconoscimento diffuso del valore della storia valtellinese e delle sue polimorfe testimonianze. Questo è l’obiettivo sostanziale del progetto Radici: accendere tale consapevolezza in modo diffuso nel territorio, affinché la prospettiva progettuale di ampio respiro possa diventare strutturale e, in questo modo, veramente incisiva».
Entro questa prospettiva e questa linea cronologica d’indagine si inseriscono gli inventari di oggetti individuati nei documenti valtellinesi medievali dall’ Università di Bergamo, nell’ambito del progetto «Le radici di una identità».
In collegamento in video – conferenza ha partecipato alla presentazione di mercoledì anche Daniel L. Smail, professore ordinario di storia medievale presso la Harvard University. L’esperto ha illustrato in che cosa consiste il progetto Dalme ed in seguito ha preso la parola Riccardo Rao, professore associato di storia medievale presso l’Università di Bergamo. Quest’ultimo ha spiegato che Dalme è stato sviluppato grazie all’utilizzo di strumenti tecnologici molto avanzati e consiste, come detto, nello studio degli inventari risalenti al Medioevo.
«Grazie a questo progetto è possibile ricostruire le abitudini di vita del passato anche in rapporto agli oggetti che venivano utilizzati a quel tempo e che venivano continuamente riciclati – ha puntualizzato Rao – Inserire la Valtellina, e più in generale, la montagna lombarda, in questo progetto consente di capire come si viveva qui rispetto ad altri posti. Nella lista degli oggetti individuati troviamo il metallo nonché alimenti come i formaggi e le bresaole. Tutto questo ci permette di ricostruire ad esempio la storia dell’alimentazione e dei gusti del passato. Non solo. Possiamo anche venire a conoscenza dei colori dei vestiti che si usavamo un tempo in Valtellina. Questo incredibile campionario di oggetti ci racconta come si viveva ed è rapportato a ciò che avveniva nel resto dell’Europa. In riferimento al Dalme è stato anche realizzato un sito internet nel quale sono stati raccolti, in formato digitale, numerosi documenti conservati all’Archivio di Stato di Sondrio e nell’Archivio storico del comune di Bormio».
3 Aprile 2021
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