Sala, dottorando, ricrea lo scenario medievale. Venti ragazzi all’opera per “Le radici di un’identità”.
Pezzola: «Dallo studio del passato penseremo al futuro».
Chissà com’era nel Medioevo l’area del castello di Castello Dell’Acqua? E se, come un in film, avessimo una macchina del tempo che ci potesse portare nel passato? Non si arriverà a tanto, ma un’idea piuttosto precisa e, soprattutto, scientifica degli spazi arroccati sopra l’abitato di Castello alto la si potrà avere grazie al lavoro che l’ampio team attorno al progetto Emblematico maggiore ‘’Le radice di un’identità’’ voluto dalla Comunità montana di Sondrio e finanziamento da Fondazione Cariplo, sta portando avanti. Il progetto relativo a Castello si chiama per la precisione ‘’Il castello ritrovato’’ e proprio a questo si mira sia dal punto di vista fisico sia da quello storico.
Cariplo e Comunità Montana
Il rilievo dell’area, dove si sviluppa il complesso castellano, è terminato ed ora stanno proseguendo gli studi sulle fonti documentarie. Le curiosità, invece, è legata a quanto sta facendo Francesco Sala: la ricostruzione dello scenario medievale di Castello dell’acqua. Sala è un dottorando di ricerca che sta lavorando a una tesi per l’università di Bergamo sulla restituzione grafica e scenografica della storia medievale a partire dallo studio delle fonti. «Mi occupo di ricostruzioni archeologiche sviluppate soprattutto con la modellazione 3DD, talvolta con il disegno 2D e, il più delle volte, con un mix di entrambe – spiega Sala -. Faccio parte del team coordinato da Riccardo Rao. Scopo del mio lavoro è andare completare, con le tecniche del digitale, i ritrovamenti materiali per ricostruire l’aspetto del passato e inserire questi elementi in un contesto paesaggistico coevo. In questo modo è possibile restituire, grazie alla potenzialità della grafica, un’idea corretta e rispettosa della ricerca scientifica. Il mio principale impiego sarà la trasformazione dei dati provenienti dai documenti consultati in immagini di sintesi che saranno in grado di includere architetture, oggetti, paesaggi e figure umane» . L’esperto precisa che, per farlo, si baserà su documenti scritti, ricerche iconografiche, rilievi, piante e ritrovamenti archeologici in modo da avere, per ogni elemento riprodotto, una provenienza certa e coerente. «L’indirizzo finale sarà quello di proporre un’immagine valida di una determinata identità per restituire filologicamente uno scenario – aggiunge Sala – senza sacrificare gli elementi compositivi che rendono l’immagine divertente e coinvolgente a fini comunicativi».
Tutela e restauro
Rita Pezzola, coordinatrice de “Le radici di un’identità”, sottolinea come il progetto finanzi opere di tutela o restauro oppure borse di ricerca, dottorati, attività per ragazzi. Sono una ventina i giovani che stanno lavorando con il finanziamento del progetto e, di fatto, stanno studiando la Valtellina-afferma-. Sala sta sviluppando la scenografia su come doveva essere il castello sulla base dei dati di scavo che è stato realizzato da Roberto Caimi, dei rilievi del castello e di tutto quanto c’è intorno(fino al paese)realizzati dagli studenti del Politecnico di Milano e da un borsista dell’università di Bergamo. L’esito sarà condiviso in seguito con la summer school rimandata a quando sarà possibile tenerla. I ragazzi del Politecnico, inoltre, studieranno la rifunzionalizzazione dell’area del castello. Per cui stiamo parlando del passato, ma da questo ci proiettiamo verso il futuro».
Clara Castoldi
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