Radici di un’identità. Progetto per valorizzare il borgo di Spriana – Prime due lezioni on line, la terza sarà sul posto
Gli organizzatori: «Gli studenti di Bergamo hanno ammirato i paesaggi e il patrimonio culturale e edilizio nascosto»
Si sono concluse il 7 luglio la prima e la seconda parte della ‘Summer school’, un progetto interdisciplinare durato un paio di settimane, promosso all’interno di “Le Radici di una identità”, finanziato da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, guidato dalla Comunità montana Valtellina di Sondrio. In particolare, rientra nella collaborazione tra Comunità montana, Comune di Spriana e Università di Bergamo in vista dello studio e della valorizzazione dell’abitato di Scilironi, piccolo borgo del Comune di Spriana.
Varie ipotesi
La terza sessione si terrà sul campo – Covid permettendo – in autunno, insieme anche alle altre Summer school previste dal progetto emblematico Radici, quelle che verranno organizzate a Piateda, Castello dell’Acqua e Chiuro dalle università di Torino, Milano e Bologna oltre che dal politecnico di Milano. Per Rita Pezzola – coordinatrice scientifica di questo progetto – «Radici crede e valorizza le reti di dialogo: tra persone che vivono il territorio e sguardi esterni; tra voci esperte e studenti che approcciano il contesto per la prima volta, intendendo la cultura come uno spazio aperto di incontro e confronto aperto». Il referente scientifico e punto di riferimento di questa Summer school è il professor Stefano Lucarelli, docente del dipartimento di scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi all’Università di Bergamo: «Lo sviluppo degli abitati che si disperdono nei vari luoghi, è una situazione tipica di un po’ tutta la Valmalenco e ha radici lontane, dovute a esigenze diverse – ci spiega -. Su Scilironi ci sono varie ipotesi: c’è chi pensa che fosse un avamposto del monitoraggio di confine per intercettare i forestieri che arrivavano soprattutto dai Grigioni; e c’è chi pensa che questa piccola contrada fosse legata alla concentrazione di uomini impiegati nel lavoro estrattivo. Parte del nostro lavoro consiste nel trovare i minimi comun denominatori dei vari tipi di economie che si sono succedute negli anni non solo in Valmalenco ma anche nel resto del mandamento di Sondrio». «L’idea consiste nel riscoprire un patrimonio nascosto – prosegue – per tracciare un sentiero che porti a uno sviluppo futuro; uno degli obiettivi è quello di promuovere una logica di sistema perché ci siamo resi conto che manca una sorta di parco culturale che possa fungere da viatico per rilanciare attività lavorative legate alla riscoperta di questi luoghi. A Spriana e nei comuni limitrofi si deve mettere sul campo l’idea di valorizzare in maniera diffusa questo territorio, per riproporre un dibattito pubblico finalizzato a scelte politiche che possano valorizzare Scilironi; se i suoi ruderi rimarranno disabitati e in preda alle intemperie, la conseguenza più logica sarà il loro abbattimento. Molti non sanno che esistono dei fondi europei per riprogrettare lo sviluppo locale della “città dispersa”, risorse che permetterebbero di salvare le abitazioni come quelle di Scilironi; il problema però è che bisogna saper intercettare e usare queste risorse, come già molti altri paesi stanno facendo».
Città dispersa
Per il professor Lucarelli l’espressione “città dispersa” presuppone che non si debba ragionare comune per comune, ma occorre costruire una logica di sistema, senza però costruire economie di scala basate sui servizi: «Pur preservando le individualità dei singoli comuni – spiega -, il tema principale consiste nel rilanciare il patrimonio culturale, edilizio e paesaggistico di ognuno di essi, che sono centri abitati dispersi nel territorio in cui si trovano, ma in realtà hanno tanto in comune; e se si mettono insieme – non come una mera unione dei servizi, ma come un sistema analogo a quello di una sorta di parco culturale, naturale ed enogastronomico – ne trarranno solo vantaggi».
Riccardo Roversi
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