Tra queste due epoche si muoive un nuovo progetto che miro a ritrovare e riconoscere, tutelare e studiare, recuperare e mettere in rete, valorizzare e promuovere alcune peculiarità iscritte nei luoghi e nei paesaggi della Valtellina.
La Mozione del Consiglio superiore “beni culturali e paesaggistici” del Mibact (Matelica,.20 marzo 2011)definisce il patrimonio culturale quale «elemento di coesione e di forte identità comunità di patrimonio”». La loro centralità-prosegue la mozione deve essere favorita nel processo di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione del patrimonio culturale», sviluppando «una maggiore sinergia di competenze fra tutti gli attori pubblici, istituzionali e privati coinvolti» e sollecitando tutte le parti a «sviluppare un quadro giuridico, finanziario e professionale che permetta l’azione congiunta di autorità pubbliche, esperti, proprietari, investitori, imprese, organizzazioni non governative e società civile”». ln altri termini, la mozione coniuga i valori della tutela e della conoscenza con quelli della significazione nel presente e dell’assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti, nella diversificazione di ruoli e funzioni. Sono le “comunità di patrimonio” ad essere chiamate ad assumere un ruolo responsabile, di cura della memoria identitaria nel presente, in vista del futuro. lnfatti, come descrive efficacemente James Hillman, la memoria identitaria non si trova all’interno del singolo individuo, ma è soprattutto «inscritta nel mondo»(L’anima dei luoghi, 2004, p.94):iluoghi, come codici palinsesti, portano la testimonianza viva della memoria collettiva.
L’etica dell’abitare
Come scrive Luisa Bonesio,«parlare di paesaggio vuol dire anche affrontare un inedito tema di governance e di esercizio democratico, in cui non solo il diritto dei cittadini a luoghi salutari, significativi, armoniosi; ma anche responsabilità verso di essi, come patrimonio spirituale, identitario memoriale conoscitivo da trasmettere incrementato a generazioni future vengono posti in primo piano. Il tema dell’ethos dell’abitare, del tema verso la singolarità dei luoghi si trova così concretamente declinato in casi specifici di condivisione della gestione, del recupero e del progetto dei territori tra esperti, amministratori e cittadini»(Paesaggio, identità e comunità tra locale e globale, 2007, p. 9). Entro questo orizzonte di senso sinteticamente descritto, nasce il progetto “Le radici di una identità”, che mira a ritrovare e riconoscere, tutelare e studiare, recuperare e mettere in rete, valorizzare e promuovere alcune delle radici inscritte nei luoghi. nei paesaggi del mandamento di Sondrio, tra preistoria e medioevo. Il progetto concentra il focus su beni (materiali e immateriali) portatori di un forte valore identitario e testimoni della varietà dei paesaggi culturali valtellinesi del mandamento: varietà intesa quale esito di processi storici complessi. Tali paesaggi hanno visto dispiegarsi l’azione dell’uomo e la sua capacità di volgere a proprio vantaggio le opportunità offerte dalla terra abitata, adattandosi in modo resiliente alle difficoltà opposte dalla natura dei luoghi, conducendo a soluzioni proprie e specifiche di questo contesto. L’epoca generatrice dell’identità di queste terre di Valtellina è soprattutto il Medioevo: epoca profondamente ingegnosa, tutt’altro che oscura, operosa e attiva. Nel medioevo si formò il reticolo degli abitati che ancora oggi popola i versanti delle montagne; allora si definirono le differenti forme dell’abitare e i modi di condividere le risorse comuni; allora si consolidarono tecniche e saperi costruttivi; si diffuse un immaginario iconografico condiviso e si elaborarono modelli istituzionali: allora si costruirono i paesaggi sui quali questo progetto si concentra.
Il paesaggio culturale
Questa impostazione progettuale si incardina saldamente nella recente esperienza vissuta col “Distretto Culturale della Valtellina”, che ha sviluppato in modo approfondito il tema del paesaggio culturale e della sua conservazione. Se l’attenzione principale del Distretto culturale si è soffermata soprattutto sul paesaggio dei terrazzamenti, “Le radici di una identità” intende raccordarsi in modo armonioso e complementare, concentrando l’attenzione soprattutto su altri paesaggi poco conosciuti e talvolta persino non riconosciuti dagli stessi abitanti dei luoghi, eppure preziosi( come l’archeo-miniera della Val Venina).La valorizzazione del paesaggio terrazzato, centrale nel percorso progettuale del “Distretto culturale della Valtellina”, è sposata con la valorizzazione di altri paesaggi emblematici del mandamento: cosi – in modo complementare-il profilo identitario si arricchisce di beni riconosciuti, narrazioni, significati, itinerari (concettuali e spaziali). ln questo progetto di ricerca applicata al territorio, lo sguardo si posa su variegati paesaggi culturali del mandamento di Sondrio. Siti sul versante orobico e su quello retico, collocatiti a diverse quote altimetriche, vincolati alla conformazione del territorio e alla possibilità di collegare luoghi vicini o remoti, connessi alle risorse messe a disposizione dalla natura, trasfomati dall’azione dell’uomo, ancora oggi sono testimoni di una identità locale specificatamente connotata. Le azioni materiali prevedono interventi di recupero e tutela di beni emblematici del mandamento di Sondrio: unsito con preziose incisioni rupestri(comune di Castione Andevenno), un archeo-miniera in quota( comune di Piateda), tre castelli con la rispettiva la zona intramuraria (comuni di Caspoggio, Castello dell’Acqua, Poggiridenti), due chiese medievali con un loro intorno (comuni di Faedo e Postalesio), una piazza medievale (comune di Colorina), tre antiche contrade(comuni di Lanzada-Moizi, Spriana-Scillroni. Torre Santa Maria Melirolo), quattro centri storici di borghi di impianto medievale( comuni di Berbenno, Cedrasco, Chiuro, Ponte in Valtellina. Tutte le azioni-insieme-com-partecipano, nel creare un processo di Ricerca-Azione innovativo, per contenuto e per metodo. Entro questa prospettiva, nessun soggetto coinvolto fa qualcosa solo per sé; ma la singola attività diviene portatrice del significato e opportunità di conoscenza-capacitazione, con riferimento agli obiettivi comuni: il territorio mandamentale diviene un grande laboratorio a cielo aperto. Per questo, il progetto prevede la sperimentazione di innovative forme di governance dei beni culturali mandamentali, al di là dei confini amministrativi, in vista dello sviluppo strategico di un territorio: il dispositivo previsto è il “Laboratorio dell’identità”, con sede operativa a Tresivio.
Il senso dell’identità
La(Ri)scoperta di una specificità manifestata nella multiformità dei suoi paesaggi non è una nostalgia collettiva; piuttosto è un agire insieme per ritrovare il senso- non solo retorico-dell’identità. Si mira a comprendere i valori strumentali e i saperi che l’hanno caratterizzata, per rileggerli e utilizzarli in modo sinergico quali reali fattori di sviluppo nell’oggi in vista del domani, sociale, culturale, economico, ambientale(cfr. “L’identità culturale della popolazione della provincia di Sondrio”, a cura di A.QuadrioAristarco, Sondrio, aggiornamento 2008-2010).
Rita Pezzola
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